Stadt: Toskana / Umbrien

Beginn: 2024-10-30

Ende: 2024-10-31

URL: https://www.centrostudimariopancrazi.it/

Centro Studi “Mario Pancrazi”

Convegno internazionale di studi

LA PEDAGOGIA ITALIANA NEL SECOLO DELL’UMANESIMO

Sansepolcro (AR) – Città di Castello (PG)

30-31 ottobre 2024

La teoria e la prassi di formazione elaborate in Italia nel corso del Quattrocento hanno trasformato le strutture dell’insegnamento, definendo l’evoluzione della pedagogia europea sino all’Ottocento e oltre. Lo stesso modello educativo svolge tuttora una funzione guida nell’idea della didattica in Italia e in altre nazioni europee. Tra gli odierni studiosi di pedagogia non si contano i richiami a un nuovo umanesimo nelle aule scolastiche. Nel secolo dell’Umanesimo il recupero del patrimonio culturale greco-romano, il potenziamento dell’individuo e il rifiuto di ogni dogmatismo a favore della libertà di pensiero portarono alla realizzazione di nuovi metodi pedagogici, a un rinnovamento del curriculum degli autori studiati e a un ripensamento del rapporto tra docente e allievo.

Il convegno di studi La pedagogia italiana nel secolo dell’Umanesimo mette al centro della riflessione critica e del confronto scientifico uno degli aspetti più innovativi del Rinascimento italiano: la renovatio educativa di cui da oltre un secolo studiosi europei e internazionali si interrogano in una fitta serie di pubblicazioni che illuminano non soltanto la storia della pedagogia ma la stessa identità dell’individuo europeo moderno e contemporaneo.

AREE DI RICERCA E DI CONFRONTO CRITICO

1) I MAESTRI E I PROFESSORI UMANISTI. Il Quattrocento pedagogico è dominato da due docenti dell’Italia padana, assurti a simbolo della nuova educazione rinascimentale: Guarino Guarini (1374-1460), attivo a Verona e poi a Ferrara, dove gestiva una scuola e attendeva all’istruzione del principe Leonello d’Este; e Vittorino da Feltre (c. 1378-1446), il quale dirigeva a Mantova la “Casa Zoiosa”, istituzione aperta tanto a nobili quanto a figli di popolani. Innumerevoli erano poi i docenti umanisti che formarono generazioni di intellettuali, tra maestri di grammatica in scuole pubbliche, private ed ecclesiastiche, precettori e professori nei gymnasia. Stenderne un elenco equivale a recensire i nomi di alcune delle più geniali menti del Quattrocento, molte delle quali ancora celebri per la loro produzione originale in ambito letterario e filosofico: Gasparino Barzizza (1359-1431), Pier Paolo Vergerio il Vecchio (1370-1444), Francesco Filelfo (1398-1481), Lapo da Castiglionchio il Giovane (1405-1438), Lorenzo Valla (1407-1457), Ognibene da Lonigo (1412-1474), Gregorio Tifernate (1414-1464), Lilio Libelli (1417/1418-1486), Cristoforo Landino (1424-1498), Galeotto Marzio (1427/28-1494/97), Giulio Pomponio Leto (1428-1497), Giovannantonio Campano (1429-1477), Giovanni Pontano (1429-1503), Giorgio Merula (1430/31-1494), Lodovico Carbone (1435-1482), Battista Guarini (1435-1503) Antonio Urceo, detto Urceo Codro (1436-1500), Francesco Maturanzio (c. 1443-1518), Luca Pacioli (c. 1445 – 1517), Domizio Calderini (1446-1478), Giorgio Valla (1447-1500), Giovan Battista Valentini, detto il Cantalicio (c. 1450-1515), Filippo Beroaldo il Vecchio (1453-1505) e, infine, Agnolo Poliziano (1454-1494), intellettuale la cui stessa produzione letteraria risulta incomprensibile senza un’analisi dell’impegno didattico. Ma esiste una schiera di maestri di grammatica e professori universitari per i quali si dispone di una documentazione più scarsa, per quanto essi abbiano istruito importanti studiosi – basti l’esempio dell’umbro Guido dall’Isola che ebbe tra i discepoli gli appena nominati Campano, Pontano e Maturanzio. Occorre insomma, anche in base a nuove ricerche archivistiche, ricostruire profili culturali di molti educatori minori, mappandone la rete di scuole e di allievi.

2) L’INSEGNAMENTO DEL GRECO. La principale innovazione del curriculum umanistico – la quale avrebbe trasformato, nel corso del Cinquecento, la didattica nel resto dell’Europa occidentale – era la reintroduzione dell’insegnamento del greco, inaugurato presso lo Studio fiorentino nel 1397 con le lezioni di Manuele Crisolora (c. 1350-1415), il quale ebbe tra gli allievi Leonardo Bruni, Pier Paolo Vergerio il Vecchio, Palla Strozzi e Roberto de’ Rossi. Fondamentale per la rinascita di questo insegnamento in Italia era il contributo di emigrati greci come Giorgio Trapezunzio (1395-1484), Giovanni Argiropulo (c. 1415 – c. 1487) e Demetrio Calcondila (1424-1511): quest’ultimo, ad esempio, contava tra i discepoli i figli di Lorenzo de’ Medici, Poliziano, Castiglione e Trissino. Alcuni degli emigrati greci lasciarono grammatiche essenziali per la diffusione della cultura ellenica in Europa fin nell’Ottocento: oltre agli Erotemata di Crisolora, vanno sottolineati in questo senso i contributi di Teodoro Gaza (c. 1400-1475) e di Costantino Lascaris (1434-1501). Gregorio Tifernate reintrodusse l’insegnamento del greco in Francia.

3) LA METODOLOGIA E LA FINALITÀ DELL’INSEGNAMENTO UMANISTICO. Al centro della visione pedagogica dell’Umanesimo si collocava lo scolaro come individuo perfezionabile mediante una formazione culturale ed etica tale da consentire una partecipazione attiva e libera nella società civile. Lo studio del patrimonio classico doveva consentire all’allievo una conoscenza del carattere umano nella sua complessità e nelle sue contraddizioni, portando alla costituzione di una personalità aperta al dialogo e pronta a interrogarsi su ogni risvolto della realtà. La lettura, tanto di autori pagani quanto di testi patristici, serviva altrettanto allo sviluppo delle virtù morali, scopo fondamentale dell’istruzione quattrocentesca; ne è prova la prolusione a un corso, tenuto da Ognibene da Lonigo, su Valerio Massimo, autore non a caso tra i più amati dai docenti umanisti: «Ex his enim satis constare arbitror quam perutilis sit nobis futurus liber iste, ubi virtutum omnis generis imagines collocatae sint, illae quidem multo expressiores et imitari potius quam tueri iocundae, quas non in aere et marmore Phidias nobis et Apelles sive Lysippus, sed in libris suis scriptor diligentissimus reliquerit incorruptis litterarum monumentis perpetuo duraturas». Nell’impostazione etica gli exempla, tratti dalla classicità, servivano come norma di comportamento; nell’aula di insegnamento era infatti più probabile che si richiamasse la biografia di uno Scipione Africano – già l’eroe principale del fondatore del movimento dell’Umanesimo, Francesco Petrarca – che la vita di un san Martino o di un san Rocco, rovesciamento della convenzionale pedagogia medievale. Date le premesse, fondate sulla formazione di cittadini capaci di agire liberamente nella sfera pubblica e sul potenziamento delle capacità dell’individuo in quanto animal sociale, risulta coerente l’accento posto dagli insegnanti sulla grammatica e sull’arte oratoria, tendenzialmente a scapito della dialettica di tradizione scolastica (sebbene la vecchia catalogazione del trivio e del quadrivio continuasse a prevalere nell’ideazione dei programmi di istruzione). Due autori antichi che allora rientravano in circolazione, Quintiliano e il Plutarco del Περὶ παίδων ἀγωγῆς (noto anche attraverso una traduzione latina guariniana), avrebbero inciso in modo significativo sull’approccio all’insegnamento. Tra i maestri si riscontrava una rinnovata sensibilità per le concrete esigenze dei giovani: così, accanto all’analisi grammaticale di coniugazioni verbali, si poneva in primo piano l’utilità dell’esercizio fisico. Le istituzioni scolastiche si accingevano a formare cittadini completi, individui emancipati, cultori dell’eloquenza e della ricerca filosofica della verità. Lo sforzo dell’apprendimento doveva tradursi in un’esperienza gioiosa (gr. σχολή – “tempo libero”), in un ludus conoscitivo lontano da ogni pedantismo, contribuendo all’avanzamento sia dell’insegnante che degli scolari.

4) I TRATTATI PEDAGOGICI. Tra le opere teoriche quattrocentesche meritevoli di ulteriore considerazione si possono citare qui almeno: Pier Paolo Vergerio, De ingenuis moribus et liberalibus adolescentiae studiis (1400-1402); Leonardo Bruni, De studiis et litteris (1422-29); Leon Battista Alberti, Della famiglia (1433-40); Maffeo Vegio, De educatione liberorum clarisque eorum moribus (1444); l’epistola di Enea Silvio Piccolomini a Ladislao d’Ungheria De liberorum educatione (1450); Battista Guarini, De ordine docendi ac studendi (1459); Antonio De Ferrariis detto il Galateo, De educatione (1505-1508).

5) IL CURRICULUM DEGLI AUCTORES. Il Quattrocento privilegia più che mai il confronto con Cicerone, di cui si studia ora tutta la produzione, rinnovando l’attenzione verso le orazioni e i trattati di retorica. Altri autori latini coltivati erano Terenzio, Sallustio, Virgilio (di cui si consigliava l’apprendimento mnemonico), Orazio, l’Ovidio delle Metamorfosi e delle Eroidi, Quintiliano, Valerio Massimo, Stazio, il Seneca tragico, Lucano, Persio e Giovenale; sempre di importanza basilare la Rhetorica ad Herennium pseudo-ciceroniana, mentre per la formazione elementare si continuava a fare affidamento sul vecchio Donatus, Esopo e sui Disticha Catonis, seguiti poi dal magistero di Prisciano. Il Quattrocento rimane pur sempre il secolo della riscoperta della letteratura antica greca: dalla cattedra si leggevano le opere di Aristotele – già diffusissime nella formazione tardomedievale e nella scolastica – e ora anche di Platone, in traduzione latina o, con sempre maggiore frequenza, in lingua originale. Spesso le prolusioni ai singoli corsi, sopravvissute in numero considerevole, forniscono preziose informazioni sull’approccio didattico ai testi insegnati, così come i molti commenti apparsi a stampa, di norma scaturenti dalla prassi pedagogica. Fondamentali in tal senso anche le recollectae di corsi universitari.

6) RICEZIONE E FORTUNA EUROPEA DELL’INSEGNAMENTO UMANISTICO ITALIANO. L’instauratio didattica realizzatasi in Italia nel corso del Quattrocento attirava dall’estero molti studenti, i quali, tornati poi in patria, avrebbero contributo a propagare i precetti del nuovo insegnamento. Alcuni umanisti italiani avrebbero provveduto a trapiantare di persona la nuova cultura al di là delle Alpi: basti l’esempio di Gregorio Tifernate, docente di greco e di latino all’università di Parigi. Contemporaneamente la distribuzione a stampa degli scritti degli umanisti faceva sì che il nuovo metodo didattico travalicasse presto i confini nazionali, diffondendosi in paesi europei come Germania, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Ungheria e Polonia, tutte aree dove si sarebbe radicato in modo così duraturo da essere ancor oggi riconoscibile nelle istituzioni educative nazionali.

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PARTECIPAZIONE AL CONVEGNO E PUBBLICAZIONE DEGLI ATTI

Chi desidera presentare al pubblico del convegno una relazione della durata di trenta minuti, è pregato di rivolgersi a Dr. John Butcher (johncbutcher@hotmail.com), direttore scientifico della sezione di arte e letteratura del Centro Studi “Mario Pancrazi”, allegando alla comunicazione un breve curriculum con le principali pubblicazioni in materia, un titolo e un riassunto del contenuto del proprio intervento di una lunghezza di 10 righe all’incirca.

Il Centro Studi “Mario Pancrazi” si farà carico dei costi di vitto e alloggio per la durata del convegno. Tutte le altre spese di partecipazione sono a carico dei relatori e delle relatrici.

Gli elaborati scritti vanno inviati al prof. Matteo Martelli (giglimatte@gmail.com), presidente del Centro Studi “Mario Pancrazi”, entro e non oltre il 31 dicembre 2024.

Un volume a stampa comparirà all’interno della Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi” nel corso del 2025. Tutti gli autori di saggi scientifici ivi inclusi riceveranno una copia omaggio.

John Butcher
Centro Studi “Mario Pancrazi”
7 gennaio 2024

Beitrag von: John Butcher

Redaktion: Ursula Winter