Frist: 2024-07-20

LETTERATURA CAVALLERESCA ITALIANA
Rivista annuale
Fabrizio Serra editore
Pisa – Roma
CALL FOR PAPERS
PER IL VOLUME VI, 2024
Riscritture, traduzioni, variazioni cavalleresche dalle origini al Novecento

scadenza per l’invio dei contributi 1 settembre 2024 (si ricevono proposte corredate di abstract entro il 20 luglio 2024)

Criteri per la composizione del volume
La nostra riflessione è partita da una caratteristica costitutiva del genere cavalleresco, vale a dire la sua natura di letteratura di secondo grado. Il genere è sin dagli albori, e per statuto, letteratura costruita sulle basi di altra letteratura. Questo è il senso del termine roman, che nasce per indicare la volgarizzazione di testi romani; ma identico intento ha la chanson de geste, la quale si presenta come rielaborazione narrativa della cronachistica d’arme, dalla rotta di Roncisvalle alle Crociate. Un senso ulteriore dell’ipertestualità della letteratura cavalleresca riguarda la sua stringente serialità, che si declina nelle forme specifiche della ciclizzazione. Il ciclo, prosecuzione e accrescimento – ma anche tradimento e trasformazione – della tradizione letteraria preesistente, determina l’insorgenza di dinamiche narrative non dissimili da quelle a cui ci sta abituando la serialità contemporanea (i concetti di prequel e sequel, l’idea di un universo narrativo coeso, la lettura rifunzionalizzante di temi e personaggi, la conservazione e il tradimento dell’orizzonte delle aspettative del fruitore); eppure, la serialità cavalleresca mantiene peculiarità difficilmente replicabili nell’odierna letteratura o nelle altre arti di larga diffusione (si pensi, per fare un esempio, alla topica dell’anonimato d’autore, o allo stesso statuto labile dell’originalità autoriale del testo letterario). Si riscrive la tradizione, anche, con la rifunzionalizzazione di personaggi, topoi e simboli ereditati dalla tradizione: un esempio lampante è il rinnovamento dei paradigmi valoriali del genere cavalleresco che, con metodi e scopi differenti, propongono Pulci a Firenze (in una direzione comico-parodica, ma non priva di interessi encomiastici); e Boiardo e Ariosto a Ferrara (che aprono – radicandosi nella rivoluzione culturale dell’umanesimo guariniano – quella stagione letteraria definita da Ruggeri con la formula dell’"umanesimo cavalleresco"). Ma la riscrittura, stavolta e finalmente in senso proprio, è un modo di fare letteratura cavalleresca a lungo coltivato, per ragioni e con risultati spesso differenti e divergenti. Non serve ricordare il complesso caso della riscrittura dell’_Orlando laurenziano_ e della Spagna, che stanno alla base dell’operazione letteraria del Morgante, o il Rifacimento dell’Orlando Innamorato a opera di Francesco Berni, altra opera che volontariamente e involontariamente proietta, sul testo di partenza, il patrimonio culturale e valoriale della sua epoca, trasformandosi di fatto (anche solo per le
riletture allegorizzanti delle avventure boiardesche) in un’opera tout court nuova. Ma è nel Novecento che la tradizione del poema cavalleresco italiano è rinnovata da antologie, letture pubbliche, riscritture delle opere di Pulci, Boiardo e Ariosto, anche in un’ottica transmediale, che hanno il loro vertice (di successo di pubblico e di innesco del dibattito letterario) ne L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino (Einaudi 1970), testo letterario esito di un’operazione extraletteraria, cioè la lettura a puntate del Furioso fatta per gli ascoltatori di_ Rai Radio_. Altre operazioni letterarie di rilievo sono poi seguite,
tra cui merita menzione almeno quella di Celati (L’Orlando innamorato raccontato in pros_a, Einaudi 1994), che mescola fedeltà ai codici, alle trame, alla lingua del testo con un elaborato lavoro di ristrutturazione dell’_entrelacement e della suddivisione in canti, nel tentativo di rifare Boiardo con Boiardo sotto il segno della restituzione di un piacere ingenuo dell’immaginazione. Il senso di queste operazioni nasce dalla necessità – le letture calviniane sono del ’68 – di aprire a un’idea diversa di rapporto col classico, che permetta al lettore generalista di interfacciarsi con un testo che non smette di parlare a tutti, naturalmente facendo leva sugli aspetti letterari che più colpiscono la sensibilità del lettore contemporaneo. Tuttavia, al contempo, è evidente come questo genere di operazioni siano
l’esito di una più generale volontà di riscrivere i canoni della letteratura italiana, di interrogarsi sull’eredità del classico che il Novecento può inglobare nella sua nuova proposta letteraria. Vediamo l’uso dell’opera ariostesca come esempio di nitore stilistico, essenzialità narrativa, universalità della visione del mondo; ma anche la ripresa dei metodi compositivi dell’entrelacement, degli strumenti della serialità, della ricombinazione formulare: ciò accade tanto nei cantieri della nuova letteratura sperimentale (i lavori di Calvino per l’OuLiPo come Il sentiero dei destini incrociati, 1972), quanto in alcune delle più interessanti operazioni di reinvenzione della forma romanzo (emblematico il caso di Morante). La presenza dell’antico, lungi dall’essere uno sterile omaggio, diventa rinvenimento di strade alternative per il presente letterario (pensiamo, per fare un esempio, al ritorno del concetto di ironia della finzione, Rivoletti 2014). Il cavalleresco, d’altro canto, non ha smesso di affascinare e influenzare i secoli successivi a quelli del suo sviluppo e del suo luminoso declino: dal romanzo picaresco all’opera di Voltaire o a quella di Leopardi, fino alla lunga ombra gettata sul romanzo ottocentesco. Una forma nella quale esso ha soprattutto viaggiato per l’Europa, e continua oggi a viaggiare per il mondo, è naturalmente quella della traduzione. Operazione letteraria traditrice per antonomasia, l’ambiguo statuto della traduzione si arricchisce in questo caso – ieri come oggi – di notevoli problemi specifici: dalla resa delle peculiarità metrico-sintattiche dell’ottava, alle escursioni linguistico-stilistiche e di registro, fino alla necessità di identificare un orizzonte di pubblico che possa interessarsi oggi a una tradizione di poemi come quelli quattro- cinquecenteschi, sia esso un pubblico di specialisti o, meglio, un pubblico generalista interessato a ritrovare le lontane radici del romance europeo o i capolavori della vena fantastica e ironica dell’umanesimo italiano.

Argomenti in sintesi
Partendo da questi assunti, accettiamo contributi che si interroghino sui seguenti argomenti:

- I rifacimenti, gli adattamenti, le riscritture del cavalleresco dalle origini all’età contemporanea.
- Adattamenti della materia cavalleresca, anche in un’ottica transmediale (teatro, cinema, televisione, fumetto…), dalle origini (ad es., il teatro dei pupi) al presente.
- Attualità del modello cavalleresco (in particolare di Ariosto) per la letteratura del Novecento, con particolare attenzione al caso italiano.
- Le traduzioni del poema cavalleresco in altre lingue moderne: casi di studio e progetti in corso.
- Contributi di teoria letteraria sullo statuto della serialità; analisi comparatistiche sugli strumenti della letteratura seriale passata e presente, partendo dalla letteratura cavalleresca o affrontando casi specifici di opere afferenti al genere.
- Il processo di ricezione e trasformazione della tradizione carolingia e bretone nella letteratura italiana, anche attraverso singoli casi di continuità intertestuale o di rifacimento di opere o singoli episodi della tradizione.
- Le trasformazioni compositive, i passaggi poesia-prosa, le metamorfosi del testo e delle sue forme retoriche dall’oralità all’auralità alla scrittura.
- Rifunzionalizzazione del cavalleresco fra tradizione medievale e umanesimo rinascimentale: tra gli altri, ma non solo: Pulci, Boiardo, Ariosto, Aretino, Folengo.
- Il rapporto fra il poema cavalleresco e le sue fonti cronachistiche e pseudocronachistiche; i termini e il senso delle riscritture come opere di legittimazione
storica dell’opera letteraria.

Varia
«Letteratura cavalleresca italiana» continua la sua tradizione di rivista-contenitore di saggi di vario argomento inerenti la materia cavalleresca, all’interno della sua sezione di Varia. Indichiamo di seguito i criteri di selezione dei saggi, così come indicati dal sito della rivista. LCI risponde al desiderio di stabilire uno spazio culturale e accademico in cui sia possibile dedicarsi all’esame dello specifico argomento letterario, tanto in poesia quanto in prosa, indicato dal titolo della rivista, comprendente anche la letteratura franco-italiana, nei secoli che vanno dal Medioevo all’Ottocento. Per letteratura cavalleresca si intendono le opere scritte per esaltare gli ideali e le virtù dei cavalieri, siano essi membri della corte di re Artù o paladini di Carlomagno ed anche eroi e anti-eroi di altri filoni letterari, in cui il cavaliere e la cavalleria stessa diventano oggetti o di elogio e rispetto o di beffe e ridicolo. Quindi si tratta non soltanto dei romanzi arturiani, soprattutto di origine francese, e delle grandi epopee rinascimentali di Boiardo, Ariosto e Tasso derivanti, per la maggior parte, dai poemi epici di materia carolingia, ma anche dei cantari di argomento cavalleresco, delle canzoni di gesta franco-italiane, dei poemi eroicomici e satirici dal Pulci all’Ottocento, compresi i Paralipomeni leopardiani.

INVIO PROPOSTE
Si prega di inviare le proposte di contributi, con un titolo provvisorio e un abstract (min. 250 parole) corredato di indicazioni bibliografiche, entro il 20 luglio 2024 a ANGELO PIETRO CACCAMO (Università di Pisa): angelo.caccamo@phd.unipi.it, al quale potranno essere richieste anche informazioni riguardo alle norme redazionali. Nel caso che la proposta venga accolta, ci sarà poi tempo sino al 1 settembre per l’invio del contributo.

Beitrag von: Matthias Bürgel

Redaktion: Robert Hesselbach